E successo di nuovo, questa volta a Diletta Leotta accusata, sui social, di trascurare la figlia per lavorare.
La conduttrice, che ha partorito la piccola Aria lo scorso agosto, ha infatti ricominciato a lavorare al compimento di un mese della figlia.
Allora, io mi chiedo: quando è tornato a lavorare il padre della bambina? Questi "leoni da tastiera", che si sono scagliati contro Leotta e la sua decisione, ne hanno forse contezza?
Per quale motivo ce la prendiamo sempre con le madri?
Un bambino, a un mese di vita, ha bisogno anzitutto di essere allattato, ma non tutte le donne hanno latte (sui processi fatti alle donne che non allattano si potrebbe scrivere un’enciclopedia) e se un bambino prende il biberon può essere nutrito indifferentemente dal padre o dalla madre – anche da altre figure, ma restiamo nel perimetro dei due referenti affettivi principali -. Dunque, quale sarebbe il problema di andare a lavorare, per la madre?
Davvero pensate che condurre un podcast impedisca a Leotta di trascorrere tempo con la sua Aria, una volta a casa?
E’ fuori di dubbio che, come sempre, siamo di fronte a una questione culturale, che tende a punire le madri che “osano” continuare la propria vita anche dopo aver partorito.
In Italia, i dati sulle donne che abbandono il lavoro dopo i parti sono già allarmanti e noi, anziché prenderle ad esempio, mettiamo alla gogna quelle fortunate che, come #Leotta, riescono ad organizzarsi e a riprendere la propria attività anche da neo-madri?
Non credo che un uomo sia mai stato additato perché torna al suo lavoro una volta diventato padre. Sarebbe ora che per le donne fosse lo stesso.
Non credete?
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Giornalista, autrice e conduttrice tv.
Ultimo aggiornamento: Martedì 19 Dicembre 2023, 15:44
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